Tra la sempre crescente domanda di energia e le alternative a cui attingere per la sua produzione, molte sono le variabili da considerare. Il fabbisogno di un paese industriale e la necessaria (e ormai non più ignorabile) attenzione all’ambiente devono necessariamente condurre a riflessioni ponderate sulle scelte da compiere. Abbiamo chiesto all’ing. Maurizio Paolini,
esperto nel campo dell’energia, qualche importante considerazione sull’argomento. Il dibattito sulle energie pulite è sempre molto vivace, ma secondo alcuni il fotovoltaico potrebbe rivelarsi una bufala. “In generale direi proprio di no. Ovviamente tutto dipende dalle aspettative che ognuno di noi, per il proprio ruolo, ha verso questa tecnologia. Di sicuro il fotovoltaico è oggi una tecnologia consolidata e referenziata, in continua evoluzione, che nei confronti delle problematiche ambientali ed energetiche si pone come una soluzione e che, nel suo complesso, è in grado di mitigare l’impatto verso l’ambiente se confrontata con produzione convenzionale di energia”. Quali i limiti e le false informazioni a riguardo? “Ci sono diverse forme di limitazione che contrastano e rallentano uno sviluppo strutturato di impianti fotovoltaici. Provo a citare quelle che più di frequente vengono oggi prese in considerazione: Un percorso autorizzativo mediamente più lungo rispetto ai benchmark dei paesi europei, tale da far saltare l’intero progetto alla luce del fatto che il meccanismo di incentivazione nazionale prevede riduzioni sostanziali degli incentivi su scaglioni quadrimestrali. Una estesa informazione di base, quasi fosse una moda, accompagnata però da una carenza di conoscenze specifiche di settore tali da non permettere di cogliere opportunità di impiego del fotovoltaico come soluzione integrata in molti settori dove ad oggi c’è scarso impiego. Un mercato dei principali componenti (moduli ed inverter) che risente ancora troppo delle fluttuazioni di prezzo speculative legate ai picchi di domanda e ai tempi di consegna di questi componenti Basse performance delle tecnologie mediamente usate e tempi di ritorno degli investimenti insostenibili se pensati senza l’incentivo del conto energia (vale in prima approssimazione il 70% della redditività che un impianto genera, figuriamoci se non ci fosse)”. E’ vero che sono tecnologie a impatto zero oppure inquinano anche gli impianti cosiddetti ecologici? “Parlare di tecnologie a impatto zero nel senso generale del termine non è così scontato, di sicuro producono energia sfruttando alcune proprietà di certi materiali di generare corrente come l’irraggiamento solare. Ovviamente questi moduli vanno prodotti e assemblati, questo implica che ci sia un processo industriale dietro che impatta potenzialmente l’ambiente per produrli. Infine la dismissione: questi impianti prima o poi cessano il loro ciclo di vita. Su questo non mi allarmerei più di tanto, sono dispositivi elettronici e vanno trattati in quanto tali, nulla di nuovo di fatto rispetto a quanto già facciamo per apparecchiature simili. Diversi discorsi possono nascere su tecnologie innovative (ex. Thin fi lm) dove ci sono elementi aggiuntivi al silicio (ex.Telluro di Cadmio) che vanno trattati e gestiti opportunamente. L’energia prodotta da queste tecnologie è sufficiente al fabbisogno del paese? “Assolutamente no! Questa tecnologia (ed altre come ad esempio l’energia eolica, le biomasse, etc) sono
integrative e possono coprire una percentuale molto bassa dei fabbisogni di un paese. Un traguardo notevole sarebbe già incontrare i target dettati dai protocolli Internazionali e recepiti dai vari paesi (Protocollo di Kyoto)”.