Basta giri di parole. Leonardo Paolini fu assassinato da ignoti nella notte del 28 febbraio del 2007. Un atroce delitto ancora tutto da chiarire, colpevoli che non hanno ancora un volto. Una esecuzione in piena regola eseguita, forse, da qualcuno che non accettò il tentativo del 23enne teramano di allontanarsi una volta per tutte dal sottobosco della tossicodipendenza locale. E allora decise di
toglierlo di mezzo facendolo sparire nel rogo della sua Clio Renault del ’98. Non una semplice ipotesi: il referto medico lo conferma. Leonardo morì bruciato ancora vivo e non, come fu dichiarato sbrigativamente, per una iniezione fatale di eroina. Un mosaico complesso, ancora privo di molti tasselli e che per questo necessita di indagini più accurate per accertare ciò che accadde quella tragica notte di fine inverno cancellata nel fuoco di Colleparco. Molti punti delle indagini lasciano tuttora perplessi. Come non ricordare che la mattina del ritrovamento del corpo non ci fu l’intervento – che il caso avrebbe richiesto – del RIS? Che la carcassa dell’auto, per esempio, venne refertata, ma mai analizzata? Indagini sommarie che avrebbero potuto verifi care l’aggancio delle celle dei telefoni dei sospetti, oltre che riscontrare i semplici tabulati telefonici, per stabilire se gli indagati erano effettivamente quella notte dove hanno dichiarato di trovarsi o se erano sul luogo del delitto. Ma questo non fu fatto. La famiglia Paolini tuttora è perplessa e, dopo i vari appelli al programma televisivo “Chi l’ha visto?”, spera nelle nuove indagini. Già nel febbraio del 2009, alla inspiegabile richiesta di archiviazione, i genitori di Leonardo si opposero con tutte le loro forze al mettere una pietra sopra ad un enigma ancora aperto, per tentare di non lasciare nulla di intentato. Un rebus irrisolto che ora sta per essere analizzato di nuovo per cercare di trovarne la soluzione. I tre indagati, due uomini e una donna, a distanza di ormai quattro lunghi anni, non sono stati ancora messi a confronto, e nessuna prova concreta che li possa incastrare è emersa. Ma le incongruenze venute fuori dagli interrogatori basterebbero ad evidenziare la necessità di fare nuova luce sull’accaduto. Contraddizioni che si evincono dagli interrogatori degli indagati, alcuni avvenuti a distanza di mesi. Dubbi, prove che si moltiplicano e si mischiano fino a confondersi. Sul corpo carbonizzato di Leonardo e sul sedile dell’auto fu riscontrata una quantità di alcool denaturato rosa (quello che si può trovare in ogni supermercato) pari a 500 ml, versato su punti ben precisi. Una traccia ematica, scoperta successivamente al di fuori dell’autovettura e che ancora deve essere analizzata, farebbe pensare che ci sia stato un antefatto violento alla tragedia. Magari una colluttazione con lo stesso (gli stessi?) assassino. Qualche tempo dopo l’omicidio è emersa una testimonianza chiave, mai stata resa attendibile dagli inquirenti. Qualcuno sa, e non vuol parlare, per tentare di dare giustizia alla memoria di un ragazzo sensibile e fragile.