Le presenti riflessioni non intendono essere un’interferenza nelle operazioni svolte, anche con un certo pathos, dagli addetti ai lavori, né pretendono di dare o suggerire soluzioni, in quanto si è consapevoli che qualsiasi proposta è pur sempre soggetta a possibili alternative. Si vuole semplicemente rappresentare alcune abitudini tipiche degli amministratori e il clima susseguente agli esiti non da tutti attesi. L’art. 19 del D. L.vo 98/11, ” Razionalizzazione della spesa relativa all’organizzazione scolastica”,
prevede, in modo del tutto perentorio: a) accorpamenti di istituzioni scolastiche sottodimensionate; b) relative nuove formazioni, nel rispetto di quanto previsto dalla normativa vigente; c) dotazioni organiche del personale che non potranno superare quelle dell’anno scolastico 2011/2012. Stante la norma, tutto dovrebbe essere eseguito in conformità alla stessa e nella maniera più lineare e chiara. Il balzello degli interessi, vero punctum dolens delle italiche istorie, e dei condizionamenti locali, invece, comincia proprio adesso. Proposte e richieste, che sembrano vere alchimie da Tycho Brahe, arrivano sul tavolo di chi dovrebbe decidere senza intrusioni e/o pressioni per garantire l’interesse generale della collettività. Ah, quanto è lontano quel discorso di Pericle sulla democrazia degli ateniesi, anche se recentemente da qualcuno è stato ritenuto moderno sì, ma molto populista! – Noi ad Atene facciamo così. Qui il nostro governo favorisce i molti invece che i pochi: e per questo viene chiamato democrazia – L’orgia del potere induce a convertire l’interesse dei pochi in quello dei molti. La scuola è per i molti, anzi per tutti. Questo ci dovrebbe rendere orgogliosi: dare a tutti pari opportunità, rimuovendo “gli ostacoli di ordine economico e sociale, che, limitando di fatto la libertà e l’eguaglianza dei cittadini, impediscono il pieno sviluppo della persona umana e l’effettiva partecipazione di tutti i lavoratori all’organizzazione politica, economica e sociale del Paese” (Costituzione della Repubblica Italiana, art. 3, comma 2). Tanto per non essere fraintesi, in politichese ci si muove sempre in direzione della difesa a tutti i costi degli interessi di parte e si pretende che la propria proposta sia l’unica valida, effi ciente ed efficace, pertanto si scarta a priori quella della parte avversa. Anzitutto si vuole chiarire che “partito”, per auto definizione, significa “di parte” e, quindi, non può arrogarsi l’esclusiva dell’unicità. Ecco allora il motivo per cui l’interesse dei cittadini difficilmente coincide con le scelte della politica. Chi è deputato ad amministrare la cosa pubblica, pur avendo tale consapevolezza, è spinto dal proprio partito ad operare nell’interesse dei pochi. Minister, contrariamente a magister, invece significa servire il popolo, cioè, tutti i cittadini. Per prendere decisioni e fare proposte occorrono: competenza, umiltà e fermezza. La fermezza, Fortitudo, una volta era una delle virtù (da vir = uomo o da vis = forza) cardinali: oggi, purtroppo, non s’insegnano più, neppure al catechismo. Chi volesse prendere visione del piano di dimensionamento della rete scolastica, può consultare il D. G. R. d’Abruzzo n. 954 del 29/12/2011, allegato D1.