Come sempre la medaglia ha due facce. Da un lato l’Istituzione che orgogliosamente annuncia la destinazione dei fondi, pur in un momento storico di così scarse risorse, dall’altra i due cori dei beneficiari e degli esclusi.
Tra i primi c’è chi lamenta la riduzione delle somme, tra i secondi il disappunto di non aver “beccato” neanche le briciole.
C’è una legge regionale, ancora in vigore, che ne gestisce i criteri e che presenta delle falle non più giustificabili , come ad esempio, la discrezionalità dei dirigenti preposti, che spesso va a scapito del valore e dei meriti dei soggetti richiedenti. Del resto in Italia l’incapacità di prevedere i cambiamenti sociali unita ai ritardi nel recepire le mutate condizioni, produce più danni della crisi in sé e l’Abruzzo non fa eccezione.
Così ancora oggi, i criteri di elargizione sono ancora “a pioggia” e in alcuni casi “pioggerella”, vista l’esiguità di alcune cifre. Perché non c’è una reale valutazione dei progetti culturali, ma una prassi legata in alcuni casi allo storico dei bilanci e a consuetudini annose come appunto una opinabile discrezionalità degli uffici.
Così, degli 1,4 milioni di euro del Fondo unico regionale per la cultura (Furc) finanziato per l’anno 2015, l’80% del fondo regionale, pari a 1,1 milioni di euro, è stato destinato alle associazioni culturali che sono inserite nel Fondo unico per lo spettacolo (Fus) di provenienza nazionale, mentre il restante 20% del Furc a quelle associazioni culturali che non figurano nell’elenco del Fus nazionale, per un totale di 280 mila euro.
Tra i beneficiari più fortunati l’ Istituzione sinfonica abruzzese ( 480 mila euro) mentre, sempre ad esempio, l’Associazione Orchestra da Camera Benedetto Marcello (4 mila), Premio Benedetto Croce (6 mila euro), Cineramnia (10 mila euro) si sono dovuti accontentare delle briciole.
Per non parlare di chi non ha potuto avere nemmeno quelle.
Ora, a giochi fatti, l’assessore… dichiara che questa sarà l’ultima “pioggia”, perché dal prossimo anno i criteri di assegnazione dei fondi saranno diversi, ci saranno valutazioni di merito, nessuna barocca discrezionalità e qualche novità.
Un ministro ebbe a dire che con la Cultura non si mangia. Forse intendeva che non tutti sono invitati a pranzo.