Gianni Di Pietro, già parlamentare del PD e vice sindaco nella giunta Sperandio rievoca il passato recente della sinistra locale e nazionale e fa il punto sul futuro prossimo.
Cosa l’ha allontanata dalla politica attiva? “Sono in politica fin da ragazzo con ideali e valori a sinistra. Faccio parte di quella generazione di politici, che sull’onda
delle istanza di rinnovamento espresse nei nuovi movimenti studenteschi e sindacali dei primi anni ’70, da una parte ha cercato di laicizzare la politica e dall’altra di modernizzare I’Italia e la sinistra italiana, cercando di raccordarla alla sinistra europea. Sono stato autorevole dirigente del Partito Comunista Italiano e poi, tra i promotori del rinnovamento del PC e della sua trasformazione in un partito del socialismo europeo. Sono stato eletto per la prima volta in parlamento con il PC e poi ho seguito tutte le fasi del passaggio del PC ai Democratici di Sinistra. Mi sono battuto, con grande forza e convinzione, per la formazione di un PD che raccogliesse tutte le istanze progressiste in questo paese e diventasse un partito senza vincoli ideologici, progressista e riformatore. L’obiettivo era quello di dare una laicità alla politica italiana, dove c’è sempre qualcuno che cerca più di parlare del nemico di comodo che dei contenuti. Cito Berlusconi che dietro la lotta ai comunisti ha nascosto nefandezze. Sono stato amministratore del Comune di Teramo, protagonista della costruzione di quel centro sinistra che è andato al governo della città nel 1995, in una fase nella quale le amministrazioni comunali hanno avuto possibilità di cambiare le realtà cittadine, in quanto la riforma elettorale degli enti locali, e le scelte del primo governo di centrosinistra (guidato da Prodi), furono scelte di trasferimento delle risorse fi nanziarie agli enti locali. Fu la grande stagione dei sindaci come Bassolino, Rutelli e Cacciari. Una fase di grande rinnovamento e reale cambiamento della società italiana.” A Teramo si è avvertito quel cambiamento? “A Teramo ci fu una fase di grande fervore, di grande cambiamento e di grande fi ducia nella PA. Grande fu la partecipazione, e la formazione di numerosi comitati di quartiere e di frazione. Molte furono le opere pubbliche impostate o realizzate che hanno cambiato, la faccia della città”. Vi era più partecipazione rispetto ad oggi? La gente comune sembra essersi allontanata dalla politica. “In quella fase ci fu grande desiderio di partecipazione che si realizzò appunto nella costituzione di comitati quartiere e frazione. Ovunque c’erano comitati fatti di cittadini, con cui stabilimmo un rapporto molto diretto. Questo atteggiamento fu apprezzato e premiato dai cittadini perché Sperandio fu eletto la seconda volta, con un ampio consenso. Se mi chiede la differenza con il periodo attuale è indubbio che la situazione pesante sul piano economico del Paese in generale, si scarica molto sugli enti locali che hanno molte meno risorse da gestire. Conseguente ed inevitabile il taglio dei servizi. A Teramo, i cittadini, comunque percepiscono come molto vicino il Comune che è il primo referente istituzionale. Poi dipende dalla volontà e dalla cultura di chi amministra. Di solito gli amministratori sono “costretti” a rapportarsi con i cittadini in maniera molto diretta. Altra storia è il livello istituzionale come la Regione che, soprattutto in questa fase di grande malessere sociale, possa sembrare lontano. Tante volte ho sentito parlare di questa lontananza, ma poi l’Italia vanta sempre una delle più alte percentuali al mondo di partecipazione alle elezioni”. Lei si è allontanato dalla politica? “No, assolutamente. Io vivo la politica comel’ho sempre vissuta. E’ una grande passione e quindi non faccio politica in prima linea, non ho incarichi diretti di amministrazione. Partecipo alla vita del mio partito. Sono dirigente e militante del PD, impegnato affinché il partito, che considero una grande operazione politica, molto nuova, cresca ed evolva per diventare un partito di massa”. Mette la sua esperienza a disposizione dei giovani? Penso che chiunque possa dare un contributo, è chiaro che in prima linea debbano andare i giovani, che soltanto sperimentandosi possono crescere e migliorare. La politica si fa in tanti luoghi e modi. E’ importante partecipare. Il PD è l’unico partito che fonda il suo essere sulla partecipazione della gente. L’unico che non si chiama con il nome diun leader, ma è un vero e proprio partito”. Progetti per il futuro? “Partecipare alla crescita del progetto del PD”. E’ possibile un suo ritorno in prima linea? “Assolutamente no. Vanno promossi ed aiutati i giovani. Io ho fatto 40 anni di politica in prima linea adesso è il momento di aiutare i giovani ad affermarsi, costruire la propria esperienza e fare bene”. E in famiglia? “Io incoraggio tutti a fare politica. I giovani devono avere l’occasione e le motivazioni. Un partito si valuta anche in base alla capacità che ha di coinvolgere e mobilitare energie nuove”. Si vedono sempre le solite facce. “Vedo dei nomi soliti, ma anche tanti nuovi. E’ importante che non ci sia degrado morale, che prevalgano i valori dell’onestà, del rigore e della meritocrazia. Mi rendo conto che in questo momento arrivano messaggi opposti, anche e soprattutto a livello nazionale, ma c’è anche grande lavoro di recupero da parte di persone oneste. C’è chi amministra con criterio e grande senso del dovere e delle istituzioni. Purtroppo le notizie negative coprono la normalità di chi lavora e fa politica con onestà”.