In questo afoso avanzare dell’estate la riflessione che propongo ha per tema i “tagli”. Quand’è che smettiamo d’essere persone e diventiamo soltanto vecchi?
A ottanta, novanta, cent’anni? O molto prima, quando il cervello inizia a dare calci alla testa e a confondere facce e ricordi? Pensiamo al taglio dei capelli. Operazione temuta o felicemente sperimentata dalle donne, sulla strada del cambio di look. Augurandosi di non incontrare mai quella maldestra e sbrigativa parrucchiera che ha lavorato di forbici su inermi anziane signore ospiti di una casa di riposo in città. Senza cura, e con la superfi ciale fretta che connota chi il proprio lavoro lo svolge senza passione alcuna, la coiff euse ha messo mano al ferro del mestiere, fi no ad annientare la silente femminilità placata dal tempo. Cosa è stata in grado di vedere l’ inopportuna (e remunerata) mestierante del capello davanti e sotto di sé? Soltanto vecchi corpi che hanno riposto i panni di persone nell’imponente armadio della senilità. Peccato non abbia colto le lacrime del giorno dopo. Si sarebbe accorta che le donne non perdono mai il coraggio di essere femmine. Anche se qualcuna strilla il male di vivere. Decisamente più prosaico il secondo taglio. Riguarda la manovra delineata dalla Regione su enti vari. Le “forbici” di Chiodi, in questo caso, appaiono meno maldestre e più mirate della parrucchiera teramana. Eppure, il governatore ha già scatenato proteste, prima ancora di procedere con la “messa in piega” conclusiva. Dalla parte avversa si è levato un coro di “no” allo sfoltimento, che pure alleggerirebbe notevolmente la zazzera intricata di uffi ci e ufficetti, non si sa fi no a che punto utili, senz’altro costosi. Non vorremmo che insieme ai capelli canuti delle vecchiette teramane ricrescessero, col passare dei mesi, anche gli enti sforbiciati dal Governatore. Perché se i primi, data l’età delle signore, faticheranno a rispuntare qua e là, i secondi ritroverebbero immediatamente il rigoglio della giovinezza. Stiamo in guardia, e buone vacanze.