Si parla spesso di diritto alla nascita, poco del diritto ad essere genitori, la questione è annosa e controversa.
Le coppie che non possono naturalmente avere figli, possono decidere di avvalersi della fecondazione assistita che non fa miracoli, ma può aiutare nel caso in cui ci siano difficoltà a procreare. La platea delle coppie che possono rivolgersi a questa pratica è stata ampliata dalla recente modifica e sancita incostituzionalità di parte della Legge 40.
Il dr. Francesco Ciarrocchi, ginecologo ed esperto in procreazione assistita ci aiuta a capire quali siano le nuove possibilità. “Di recente è stata dichiarata incostituzionale una parte della Legge 40 che vietava alle coppie di usufruire della ovodonazione e della donazione del liquido seminale. Ne consegue che le coppie italiane che fino a qualche mese fa dovevano recarsi all’estero per avvalersi di tecniche per la fecondazione assistita eterologa, ora possono accedervi in Italia. Ci sono però, dei paletti che il Governo vorrebbe instaurare: relativi all’età di chi potrebbe essere inserito nel protocollo di fecondazione eterologa, oltre ad avere ben chiare le necessità delle singole coppie”.
Adesso è possibile accedere alla fecondazione avvalendosi di donatori esterni alla coppia? “ Sulla carta è possibile. C’è bisogno di donatori, ma per la vecchia L. 40 il donatore non può essere retribuito. Ne consegue che gli embrioni o gameti che si andrebbero a utilizzare devono appartenere o a donatori volontari, oppure ad altre coppie che si sono sottoposte a fecondazione assistita e in presenza di iperproduzione o di ovociti o di embrioncini, e successivamente dato autorizzazione e messa a disposizione dell’istituto medico per studio o donazione, come già accade all’estero. Ovviamente il percorso è lungo e non immediato: necessita legiferare in tal senso in Italia. Brancoliamo ancora nel buio. Per quanto concerne i donatori vanno affinate leggi e procedure, non basta infatti, solo il codice genetico ma anche relazioni dal punto di vista psicologico e psichiatrico. Non è semplice”.
Dal punto di vista dell’età non ci sono limiti di accesso. Ma sarebbero eticamente opportuni? “Si. Se posso esprimere un mio parere il limite massimo è tra i 50/54 anni. Che è l’età in cui anche naturalmente una donna potrebbe rimanere incinta. Molte mie pazienti mestruano fino a quell’età, anche se con capacità riproduttiva non valida, ma anche se solo per un 5%, esiste la possibilità di rimanere incinta spontaneamente”.
Alla luce dello scambio di ovuli avvenuto all’Ospedale Pertini di Roma di cui sentiamo parlare a livello nazionale, quali potrebbero essere i miglioramenti da apportare alle procedure? “Il caso verificatosi è imputabile a imperizia umana perché il personale che ha prelevato la provetta non ha effettuato controlli oltre che su nome (pare trattavasi di caso di omonimia), anche su data di nascita del paziente. L’errore umano è imputabile a tutta l’èquipe in quanto esistono precise procedure di controllo, purtroppo circostanze e condizioni imprevedibili unitamente a un calo di attenzionalità possono determinare incidenti gravissimi, come quello occorso a Roma. Per la legge italiana la mamma è a tutti gli effetti la donna che partorisce per cui si riscontra una situazione che ha dell’incredibile. Il caso non è disciplinato dalla legge perchè il legislatore non ha previsto la possibilità che si verificasse un caso simile”.
In caso di fecondazione assistita si sente spesso parlare di parti gemellari. “Nella fecondazione assistita di secondo livello la gemellarità è controllabile. Sono le coppie che decidono, insieme al medico, quanti ovuli impiantare in utero (fino a tre) e sono consapevoli che se attecchiscono tutti, vi è possibilità di parto gemellare”.
E’ costoso accedere al protocollo di fecondazione assistita? “L’infertilità è stata riconosciuta come vera e propria malattia, quindi la cura è a carico del SSN. Legiferare è attività demandata alle regioni. In Abruzzo esiste un solo centro di secondo livello pubblico, ad Ortona, al quale si accede pagando il semplice ticket”.
E il centro di Teramo? “Il centro di Teramo, al momento è inspiegabilmente chiuso”.
A Teramo il centro di fecondazione assistita di primo livello (non si possono effettuare fecondazioni extracorporee) fu chiuso a seguito di controllo dei Nas che rilevarono assenza delle necessarie autorizzazioni e cavilli burocratici. Sembrerebbe che ora le autorizzazioni siano stare regolarizzate. Gli spazi e i macchinari esistono; gli investimenti fatti al tempo restano inutilizzati se non per raccogliere polvere.
Se l’infertilità è stata riconosciuta malattia sociale, perché a Teramo non permettono di diagnosticarla e curarla? Perché le coppie di Teramo devono recarsi ad Ortona oppure in centri privati per curarsi? Ci sono degli interessi economici da tutelare? Si dice che ‘chiedere è lecito, rispondere è cortesia’ chissà se i vertici Asl saranno così cortesi da dare una risposta alla cittadinanza?