Appena sotto il vecchio stadio Comunale di Teramo c’è un luogo incantato della nostra città: il quartiere San Giuseppe. È incantato perché tutti lo vedono, ma in pochi lo guardano, come se non esistesse. Come baluardo il campanile dell’omonima chiesa che fa capolino di qualche metro sopra il livello stradale.
Attraversata non senza rischi la circonvallazione (ancora priva dei dissuasori e le macchine corrono), Alberto Melarangelo prende a spiegarmi qualcosa di questo quartiere, partendo proprio dall’edifi cio sacro. “La chiesa di San Giuseppe è quasi sempre chiusa: un peccato perché è molto caratteristica, con esempi di barocco notevoli, come la pala d’altare lignea del Maievskij. Viene aperta di tanto in tanto per delle catechesi e nel giorno del suo Santo. Sembra strano che non possa essere stretto un accordo tra Curia e Comune. Tenendola aperta, oltre ad essere riconsegnata al cultoquotidiano dei fedeli, offrirebbe l’occasione di incrementare il turismo culturale teramano annettendola a un percorso che coinvolga diversi punti notevoli della città.” La chiesetta sta silenziosa di fronte a noi,assorta nei primi colori del tramonto. Alberto riprende: “Quando parlo di turismo culturale non mi riferisco solo a stranieri che visitano Teramo. Ma anche a teramani che girano e trovano occasione di conoscere meglio la propria città…” Il quartiere è davvero grazioso, immerso nel verde, con una vista panoramica di Teramo angolata in modo singolare: dal basso. Tra vecchi portali e casette che si appoggiano al crinale proseguiamo la discesa fi no ad arrivare ad un lavatoio, in pieno abbandono e degrado. “È uno dei tre lavatoi di Teramo: uno è a Fonte della Noce, l’altro era nei luoghi del lotto zero (ora ovviamente non esiste più), l’ultimo è questo. I superstiti, come vedi, versano in completo abbandono. Anche qui, senza eccessive spese, si potrebbe reintegrare questa struttura almeno fi non al decoro, un concetto che, non c’è niente da fare, è completamente estraneo alle amministrazioni. Anche perché si potrebbe addirittura riutilizzare questo lavatoio, magari per dei percorsi tematici sull’acqua, appoggiandosi a collaborazioni con altri enti locali: il Ruzzo, ad esempio.” “Un’altra cosa: questa discesa (la discesa principale del quartiere) con la pioggia, tende sempre ad allagarsi formando uno spiacevole effetto ‘Niagara’. L’acqua allaga sempre una parte dei piani terra delle abitazioni. Da diverso tempo si è chiesto al Comune di migliorare il drenaggio. Ovviamente: niente!” Di fronte ad un largo spiazzo erboso c’èl’occasione di parlare di un progetto molto importante per Teramo: il polo scolastico, che dovrebbe sorgere proprio lì, concentrando scuole elementari e medie. “Il progetto è interessante e molto importante per Teramo. Certamente occorre valutare attentamente l’impatto ambientale che questa soluzione può avere al fine di evitare un ‘lotto zero bis’. Bisogna poi vedere geologicamente se il terreno è adatto, essendo molto vicino al fiume: insomma, occorre fare tutte le dovute valutazioni. Non ultima come collegare il polo scolastico alla città, perché l’unico punto di accesso è questa breve discesa.” Ci avviciniamo al parco fluviale del Tordino, fronteggiando la consueta scenografi a di un diffuso degrado: buste del riciclo sparse ovunque, rifiuti abbandonati, etc. “A volte, io non so come, alcuni politici vedano queste segnalazioni di degrado come un gesto ‘romantico’. Non so se ci si rende conto dell’assurdità e della gravità di questo modo di pensare. I nostri due parchi, ad esempio, potrebbero davvero essere un fi ore all’occhiello per Teramo, ma non lo sono. È purtroppo scomparsa la fi gura del vigile ecologico, che aveva il compito di garantire la custodia degli spazi verdi. Se non altro, dico io, bisognerebbe almeno stringere degli accordi con dei privati cui affidare delle zone più o meno estese del parco ed esigerne da loro la custodia. C’era infatti l’idea di un bando per la gestione: nessuno l’ha ancora visto. Siamo davvero indietro.” E a queste parole speriamo ci sia una rispostada parte di qualcuno. E non siamocosì ‘romantici’…