Il quartiere della Cona fu scelto per un progetto “contratto di quartiere 2”. Nel 2004 ci fu una selezione in base a requisiti previstida disposizioni di legge per avere dei finanziamenti. Due i progetti scelti, quello della Cona e quello del quartiere S.Benedetto a Colleatterrato. L’amministrazione comunale decise di non scegliere e furono inviati entrambi al Ministero
il quale poi selezionò il contratto della Cona. Il “contratto di quartiere” serve a promuovere il territorio a rimuovere le criticità esistenti sul posto e a ricreare l’anima urbana, nonché a determinare degli investimenti oltre a quelli dello Stato. Per mezzo di questo insieme di cose il quartiere Cona ha a disposizione circa 17quartiere Cona ha a disposizione circa 17 milioni di euro, tra fondi privati e pubblici. I fondi privati ammontano a circa 5 milioni di euro. I fondi pubblici vanno ripartiti tra edilizia residenziale ed urbanizzazione e attività pubblica. Tre i progetti che il quartiere aveva scelto: sistemazione del lungo fiume; sistemazione dell’ area ex Fornace ed un percorso che mettesse in sicurezza i ragazzi che frequentano le scuole. Quest’ultimo, l’unico ad essere stato portato a compimento. “Fu poi istituita una cabina di regia – ci ricorda l’avv. Ernesto Paolone – con grande fatica, dall’amministrazione Chiodi. Alla cabina di regia partecipavano tutti gli assessori. Intervenne, nel frattempo, anche un’integrazione di finanziamento ai contratti di quartiere 2, di conseguenza si sarebbe potuto accedere ad altri fi nanziamenti. In realtà, non si riesce mai a raggiungere gli obiettivi che la legge si propone. “All’epoca io fui chiaro: si parlava di integrazione e se si tratta di completamento vuol dire che il finanziamento era destinato a completare i contratti già in essere. Abbiamo perso anni e possibilità di questo ulteriore finanziamento”. La prima questione era ed è la sistemazione dell’area della ex Fornace, legata anche alla delocalizzazione della centrale Enel. “Imprenditori privati avevano proposto di realizzare nell’area della fornace abitazioni ‘ecologiche’, accedendo a finanziamenti europei. Il quartiere, poi, è riuscito ad ottenere un accordo per valutare la delocalizzazione della centrale. Si è ottenuto, anche con la partecipazione dell’amministrazione, l’assenso di massima dell’Enel. L’impegno dell’azienda era quello di accollarsi le spese di progettazione tecnica e la P.A. doveva reperire i fondi. Il problema della Cona è senz’altro un problema ambientale. Fu fatto anche un accordo aggiuntivo con imprenditore privato che doveva realizzare le opere edilizie, in collaborazione con la cabina di regia”. Per la fornace si propose un riuso che non fosse da “imbalsamare”: “La fabbrica del gusto”. Un progetto da realizzare in collaborazione con l’istituto alberghiero per attivare un centro di formazione professionale, che avrebbe possibilità di vivere di vita autonoma. A Teramo di recente è stato attivato il progetto di ITS Istituto Tecnico Superiore di alta formazione professionale (con dotazione di fondi annuali di 800mila euro). “La location sarebbe ideale sia per aprire uno spazio storico alla città, per farlo tornare fruibile e vivibile, senza appesantire le casse della PA, che non ci sono più. Purtroppo, con finanziamenti già disponibili, di circa 1 milione e 700.000 mila euro, l’amministrazione non effettua gli espropri. Ci chiediamo perché non si dia esecuzione?” Il comitato e la cabina di regia, con la fine anticipata dell’amministrazione Chiodi non si sono più riuniti. “Qualcuno -conclude Paolone – potrebbe essere chiamato a rispondere davanti alla Corte dei Conti per queste inadempienze. Il nostro è uno stato di diritto. La legge italiana è lenta, ma esiste e funziona”.