RABBUFFO, LEGA: CHE FINE HA FATTO IL PUMS?

La riapertura, dopo oltre un anno, di Via S Antonio (peraltro alla presenza di sindaco, presidente del Consiglio, assessori superstiti e di consiglieri vari, neanche si trattasse di inaugurare un’opera faraonica e di grande rango strategico) è  stata accompagnata da novità  in tema di viabilità  urbana: la pedonalizzazione della suddetta via S Antonio e l’inversione del senso di percorrenza della parallela Via Cirillo che , ora, sarà  percorribile solo da Corso Cerulli-De Michetti verso Via Savini e non più  nella direzione  che consentiva l’uscita dal centro. Il motivo di tale cambiamento è ignoto ma è invece notissimo il metodo usato, ormai usuale per questa amministrazione: intervenire in modo episodico al di fuori di un quadro generale, di un piano che tenga conto dell’intera città e delle esigenze complessive del centro storico. In questo caso il piano di riferimento avrebbe dovuto essere il PUMS, il piano per la mobilità urbana sostenibile, tanto discusso e tanto poco messo in opera. Ha senso modificare un verso di percorrenza, pedonalizzare una via del centro, se non all’interno di un quadro complessivo dove parcheggi, soste, pedonalizzazioni e sensi di marcia non siano decisi come fatti isolati ma siano parte di un sistema studiato per garantire ai cittadini la migliore fruizione possibile della città? Certo, si dirà, che poi, una volta che il pums diventi operativo, si potrà adeguare, modificare, aggiustare; con grande disagio aggiungiamo noi, dei cittadini costretti di continuo a modificare abitudini, a recepire cambiamenti inutili che nulla portano in termini di vivibilità e sviluppo del centro storico. Pedonalizziamo pure Via S Antonio con la sua nuova pavimentazione: una piccola isola che esita su una via ad alto tasso di traffico, senza che sia percepibile una rete complessiva che colleghi e definisca le aree pedonali, i collegamenti, le vie di percorrenza e le aree di sosta. Quale sarà l’effetto di questa chiusura e del cambio di senso in via Cirillo sulle attività commerciali e sulla fruizione del centro storico? Non ci sembra che possano esserci effetti in alcun modo positivi perché si tratta di un intervento disorganico, occasionale, scollegato dal contesto generale del centro storico e soprattutto non sostenuto da obiettivi chiari e definiti. Non esiste una strategia di riferimento che potrebbe e dovrebbe essere data da un piano generale, il Pums appunto.

Insomma è per questo che le città si dotano del Pums ma a Teramo si continua a procedere per singoli episodi.

La domanda è d’obbligo: Come intende, questa amministrazione, sostenere le attività commerciali ormai in coma, la ” rianimazione” del centro storico, la fruizione della viabilità urbana? Vuole finalmente rendere operativo un Pums serio, calibrato sulle reali esigenze di Teramo o intende proseguire sulla strada di singoli episodi occasionali disorganici e nocivi?

 

Berardo Rabbuffo