In più d’uno dei suoi libri, la celebre scrittrice e giornalista fiorentina, ha denunciato a chiare lettere il pericolo dell’invasione dell’islamismo estremo, peraltro verificato da lei stessa “sul campo”,
intervistando proprio i maggiori e feroci dittatori del mondo Islamico.
E’ stata dichiarata spesso una pazza invasata, ma oggi, davanti ai fatti di Parigi, e quelli di Peshawar, è come se si stesse prendendo una sua personale rivincita.
Che il fondamentalismo terrorista islamico sia una bomba a tempo, pronta ad esplodere a sorpresa, in ogni momento e in ogni luogo, è un dato di fatto inconfutabile. Gli allarmi di rischio attentati si susseguono ripetutamente e in tutta L’Europa.
Forse meno clamorosi ed eclatanti dell’attacco al giornale satirico francese Charlie Hebdo, o la strage meno recente di Peshawar, ma le micce terroristiche sono sempre attive, imprevedibili e pertanto pericolosissime.
La realtà è la seguente: è stata dichiarata, a noi occidentali, da un gruppo di assassini violenti, una guerra che né desideriamo nè siamo preparati a fronteggiare, vista l’imprevedibilità degli attacchi, la loro entità, la modalità e l’ubicazione. Chiariamo subito che stiamo parlando delle frange estremiste islamiche, non certo della gran parte dell’Islam moderato, che, benchè diverso da noi, rifiuta qualsivoglia forma di violenza.
La guerra vera e propria, perché di guerra si tratta, è stata dichiarata non a questo o quel paese europeo ma alla democrazia che certe frange violente musulmane non accettano in alcun modo.
La contrastano e combattono, peraltro senza capirla nè conoscerla. Più semplicemente, questi signori la democrazia non-la-vogliono.
E non perchè sono stati succubi, sottomessi e magari addestrati da dittatori feroci, ma semplicemente perchè, in quanto musulmani, sono convinti che non si deve ragionare con la propria testa, nessuno sceglie o decide del
proprio destino: si deve solo ubbidire e adorare un solo Dio, Allah, il padrone assoluto che controlla ogni passo ed aspetto della vita.
Ma allora le morti di Bin Laden, di Saddam Hussein, di Assad e altri tiranni non sono servite a niente? Siamo sempre punto e daccapo? Pare di si; è come se dei morti generassero solo altra morte attorno a loro.
Detto questo, la quadra, la soluzione a tutto questo dialogo tra sordi, dove la troviamo?
Da parte “nostra” sicuramente potenziando i servizi di intelligence che più di tutti possono stanare queste cellule assassine e neutralizzarle in tempo. Ma il compito decisivo, più importante spetta senz’altro all’Islam moderato,
con messaggi chiari e forti da trasmettere ai loro giovani, nelle scuole, nelle moschee, nei dibattiti ecc.: non si uccide, MAI, men che meno in nome di Dio.
Perché affermare che uccidere la gente che la pensa diversamente, lo si fa in nome di una fede, di un credo,
equivale a dichiarare che Dio (o Allah) è un assassino.
Gli Imam pacifi ci devono urlare alle loro giovani leve che il vero Islam è fatto di tolleranza, di pace e di comprensione, anche verso il prossimo che la pensa in modo diverso.
Insegnando altresì che se delle vignette satiriche arrivano ad of endere il loro credo, ci sono altri modi per intervenire pesantemente su chi le pubblica, ma nulla, nulla al mondo, potrà mai giustifi care una strage di vite
umane. Intanto, davanti a simili eventi tragici, nostro compito è di non cadere preda delle paure, di reagire senza spavento e di non fomentare sospetti verso lo spauracchio dell’altro, del diverso.
Nel frattempo riaf ermando i nostri princìpi democratici e tenendo alta, con orgoglio, la bandiera dei nostri valori.
PrimaPagina edizione gennaio 2015 – di Mafalda Bruno