“C’è un’errata percezione dei danni che Teramo, città capoluogo, ha avuto con questo terremoto: noi siamo soli a fronteggiare con i vigili del fuoco qualcosa come oltre 1.000 richieste di verifiche e sopralluoghi. Deve essere ben chiaro che in Abruzzo, il terremoto c’è stato soprattutto a Teramo e provincia”.
A dirlo con forza il sindaco di Teramo, Maurizio Brucchi, che invoca “il sostegno tecnico per le verifiche nelle abitazioni, a centinaia interessate da lesioni più o meno gravi, che però hanno provocato un brusco innalzamento del numero degli sfollati nel capoluogo e nelle frazioni”.
Il collega aquilano Cialente ha offerto 50 appartamenti del Progetto Case per ospitare 50 famiglie sfollate. Ma l’emergenza da fronteggiare include, in ordine di tempo, anche due condomini di proprietà dell’Ater, in via Adamoli e in via Giovanni XXIII, nel quartiere di Colleatterrato dove i vigili del fuoco hanno sottolineato vizi di agibilità per le lesioni ai pilastri. Oltre una cinquantina di famiglie devono lasciare le case, quindi circa altre 150 persone che vanno ad aggiungersi alle 317 già sfollate nel territorio del capoluogo teramano, ieri e domenica.
La risposta di D’Alfonso è stata la seguente:”La differenza tra Teramo e i piccoli Comuni colpiti sta nella disponibilita’ di competenze amministrative capaci di fronteggiare amministrativamente nei primissimi giorni la straordinarieta’ degli accadimenti. Teramo citta’ merita una condotta “multilivello” ad hoc che concorderemo con il Sindaco e il Prefetto nelle prossime ore”.
Sembra di percepire qualche “scricchiolìo” anche nella comunicazione fra istituzioni e non è affatto rassicurante.