Un personaggio di spicco come pochi altri, un leader indiscusso che tanti hanno cercato di imitare senza però, spesso,alcuna speranza di riuscita. L’onorevole Antonio Tancredi è da tanti anni uno dei principali protagonisti della vita cittadina, dopo aver rappresentato Teramo e l’intero Abruzzo anche nelle sedi di potere romane. Oggi, presidente della sua “creatura” Banca di Teramo, è quanto mai disponibile ad una chiacchierata informale con noi per rivivere insieme una vita fatta di successi e soddisfazioni. Presidente della Banca di Teramo,
dall’Amministrazione alla politica, dalla politica all’economia e alla cultura,vogliamo dire chi è Antonio Tancredi? “Io direi che la cosa più importante per me, nella mia attività di tutta la vita, qualsiasi cosa ho fatto, è sempre lo sguardo al territorio, alla mia provincia, alla mia città, alla comunità anche, soprattutto alla comunità nella quale ho operato e opero e che ha riconosciuto in me anche un punto di riferimento”. Ci sono rimorsi o rimpianti? “La vita è piena di rimorsi o rimpianti che ci sono sempre in ogni uomo. Come però ci sono sempre i compiacimenti per i successi ottenuti, ma ci sono rimorsi e rimpianti perché ognuno di noi sbaglia molto spesso, e spesso non fa tutto quello che dovrebbe fare. Per un cristiano poi il rimorso è una costante amica e compagna”. Ci vorrebbe pure la penitenza, ma comunque non siamo noi che le possiamo irrogare… “Però le penitenze ce le possiamo irrogare da noi”. È soddisfatto in particolare di cosa? “Ma io devo dire che ogni volta che ripenso alla situazione che abbiamo preso nel 1960, lo stato di questa regione, penso a due grandi intuizioni del nostro partito”. Ricordiamo ai giovani, che forse dimenticano, che il riferimento è alla Democrazia Cristiana. “La Democrazia Cristiana, quella vera. Noi abbiamo affrontato, e tu ne sei stato testimone di questo, il problema Università, visto che nella nostra città non avevamo questa istituzione”. Personalmente ebbi il privilegio di discutere la prima tesi. “Lo ricordo. Noi abbiamo affrontato questo problema con grande energia e anche con grande apertura mentale. Quella che era l’idea nostra di università oggi è l’idea prevalente nel mondo e in Italia. Perché allora si diceva “università centrata”.., noi dicevamo no, l’università diffusa sul territorio”. E l’altra intuizione? “Le autostrade. L’altra grande intuizione dei politici dell’epoca. E io ero tra questi, anche se molto giovane. Ho avuto la fortuna di essere uno dei protagonisti di quelle vicende per il posto che occupavo e abbiamo anche qui ottenuto un grande successo: di aprire la nostra regione all’Italia e al mondo”. Visto che siamo in una sorta di confessione laica, quale potrebbe essere invece un esempio di dispiacere perchè non si è realizzata un’ idea, un progetto a cui Antonio Tancredi teneva molto? “L’idea che più mi brucia, che più mi scotta, è l’interruzione della realizzazione della grande viabilità, alla quale io avevo lavorato tantissimo. Ad esempio il Lotto Zero, la Teramo-Garrufo, la Teramo-Giulianova, arrivata con anni di ritardo, la Teramo-Villa Vomano, giunta anch’esso troppo tardi. Abbiamo perso delle grandi occasioni”. Vediamo un altro aspetto: Antonio Tancredi con il suo nuovo ruolo, ma con la sua esperienza, crede ancora all’idea di un quadrilatero, come prospettiva futura, che comprenda Teramo, Ascoli, San Benedetto, Giulianova? “Ci credo ancora tanto fortemente che con i Lions abbiamo ripreso l’idea di portare avanti questa associazione, perché io sono ancora Presidente dell’Associazione del Quadrilatero. Ricordo che era il 1991, per mano di un notaio, creammo questa associazione in cui stabilivamo le tappe da seguire per unificare questo territorio, per programmare insieme lo sviluppo del territorio”. A questo punto, concorderà che in pratica noi siamo tutti piceni; fino ad Atri eravamo tutti piceni. “Eh si, questo è il Piceno-Aprutino”. In questo momento, idealmente, immaginiamo di avere un giovane di fronte a Tancredi, un giovane che ha speranze, progetti, che però sono realtà vaghe, non percepite. Deve rimanere, deve credere, deve avere fiducia e in chi e in che cosa? “Deve credere e deve rimanere. Io ho incoraggiato tanti giovani nella vita, ma sono stato incoraggiato anch’io, perché anch’io sono stato giovane e ho trovato delle persone che mi hanno guidato, che mi hanno indicato e sono stato felice di essere guidato e essere portato avanti da queste persone. Io lo vorrei fare anche con tanti giovani, ma direi ai giovani che c’è sempre un futuro”. Passiamo all’aspetto più terreno, Antonio Tancredi come uomo, le sue abitudini, i suoi gusti. Parliamo quindi della gastronomia teramana e come si comporta nel suo privato. “I miei gusti sono percepiti bene da mia moglie. Io ho così una cuoca che è tra le migliori che ci siano su questo territorio. Attraverso le minestre, i legumi, le scrippelle mbusse, i ravioli dolci, a Pasqua le mazzarelle, senza ovviamente dimenticare la festa delle virtù il 1° maggio. A casa mia si fa la festa delle virtù, con la presenza di qualche centinaio di persone”. Una provocazione al Presidente della banca, per chiudere: non può essere il caso di coordinare, valorizzare e “proteggere” la genuinità di questo piatto straordinario che è chiamato “Virtù”? “Certamente. È un piatto da preservare ma soprattutto da far conoscere. Dico di più: può essere un progetto per la Banca. Intanto l’ho fatto nel privato perchè invito personaggi di altre regioni e di altre province per farglielo assaggiare il primo maggio, ma lo potremmo fare anche come banca, una festa delle virtù che investa tutta la città”.