La scrittrice teramana, di origini pugliesi, Chiara di Taranto , in arte Carla Evani, è autrice del suo primo racconto: “Come aria”.
La nostra prima domanda è perché ha scelto di scrivere con uno pseudonimo e non con il suo nome? Per tanti motivi. In primo luogo perché in questo libro ho scritto cose molto intime. Aprirsi con la carta è più semplice che parlare con qualcuno. Nel contatto con gli altri facciamo esperienza continua di giudizio, la carta invece non ci giudica e la penna attinge direttamente al cuore, senza il filtro dell’intelletto. Un altro motivo era la protezione dell’identità degli altri protagonisti, ma questi mi hanno dato carta bianca quando un’amica mi ha costretta a fare outing! E poi forse lo pseudonimo è un modo per giocare. L’idea di avere una doppia identità mi piaceva, ma ora mi hanno scoperta…
Come è nata la sua passione per la scrittura?
La tensione alla scrittura è nata leggendo, direi. La passione scrivendo. Più scrivevo e più mi alleggerivo. E quando, attraverso la scrittura, trovo soluzioni a questioni esistenziali non risolte, la scrittura diventa un consulente personale di altissimo livello, sembra attingere ai più profondi meandri dell’anima, ai più alti livelli della coscienza. E
poi c’è l’aspetto ludico: talvolta scrivendo mi vengono idee divertenti e/o mi si combinano situazioni alle quali non avevo pensato, delle piccole illuminazioni che mi entusiasmano. Sono sicura che l’angelo custode non è accanto a noi solo per proteggerci, consolarci, guidarci e aiutarci, sta lì anche per farci divertire e fa i salti di gioia quando
noi siamo felici.
Nel suo romanzo “Come Aria” la forma narrativa si alterna con alcuni stralci di un Diario. Come definirebbe il suo stile?
Non mi piace definire, forse perché non ho definizioni. Ho scritto cosí come mi è venuto spontaneo fare. Mi sono fatta guidare dall’intuizione. Inserendo i passi di diario ho potuto giocare un po’ anche con la lingua, adattarla alle età dei due personaggi femminili che la usano. Mi piace sperimentare, inventare, giocare.
Quella di “Come Aria” è una storia di un’amicizia tra Margherita ed Arianna. Quanto di autobiografico
c’è in questo romanzo di esordio?
Dovrei rileggere il romanzo per poter rispondere correttamente: l’ho scritto più di tre anni fa. Diciamo che la trama è un vissuto personale al 50%. I temi lo sono per un buon 90%. Tutto (o un 98%) è “rubato” alla realtà, ma nella trama tutto si mischia.
Nessun personaggio è copiato dalla realtà, in ognuna delle figure confluiscono almeno tre tre o quattro persone reali che mi hanno ispirata, inoltre entrano nella figura spunti “rubati” per strada, ad una canzone, ad un articolo di giornale, al racconto di un’amica…
Ci sono degli scrittori nella letteratura nazionale ed internazionale che hanno influito sulla sua formazione letteraria?
Tutti quelli che ho letto, immagino. Tutto mi lascia qualcosa, tutto mi arricchisce. Leggo tutto quello che il cosiddetto caso mi fa incontrare e che il mio intuito mi fa scegliere. Vivendo in Germania leggo più pesso in tedesco, ma soprattutto ascolto audiolibri e molta poesia. Se influiscono di più quelli che rileggo più spesso questi sono Dante, Leopardi, Ungaretti, Montale, Neruda e Heinrich Heine. Un romanzo letto e riletto è Paula di Isabelle Allende.
Progetti futuri?
Scoprire chi sono. Se la scrittura continuerà a servirmi in tal senso le rimarrò legata, le sarò grata e compariranno nuovi scritti. In questa fase della vita sto imparando ad apprezzare tutto il valore di uno dei concetti più vecchi e più ripetuti: Hic et nunc!
Un consiglio agli “scrittori in erba” …Ecco, ora mi sono ricordata uno degli altri motivi per cui avevo scelto uno pseudonimo: non volevo che un giorno qualcuno mi desse della “scrittrice”.
Che poi addirittura mi si chiedesse di dare consigli… ah! Non sopporto la parte pedante che è in me, ha sempre una risposta pronta.
Dice – saputa! – di leggere, leggere, leggere e leggere. Poi dice anche di rileggersi e/o recitarsi quelle poesie che ci fanno emozionare e – dulcis in fundo – di scrivere ascoltando il cuore. Quando il cuore
si è svuotato, tocca all’intelletto metter un po’ d’ordine… o ai vostri 57 lettori (n. d. A. numero reale di amici e conoscenti che hanno letto e corretto “Come Aria”)! E poi – continua pedante! – non scrivete se non ne
avete urgenza… e se avete scritto un libro non vuol dire che ne dobbiate scrivere un secondo.
La pedante ha finito. Io vi cito uno dei miei manuali di scrittura prediletti (oltre i classici mattoni, nel senso del peso fisico e non di quello contenutistico: il contenuto è oro, senza strumenti si lavora male!): “Le lezioni americane” di Calvino e tra tutte le lezioni la mia preferita è quella sulla “Leggerezza” e ad essa cerco di adattare la mia scrittura ed orientare la mia vita.
PrimaPagina, edizone settembre 2014 – di Clementina Berardocco