Comunemente la chiamano così. In origine fu la fonte “a lo Trocco”. Zampillava acqua potabile derivandola da una grossa sorgiva di Villa Mosca che compiva un lungo percorso e arrivava fi no alla fontana attualmente situata a viale Crispi. Per capire che cosa è rimasto dell’ originale opera idraulica a getto continuo parliamo con la gente che abita nella zona. La signora Delfina
ha vissuto dalla nascita tra la fontana e il portone di casa. Oggi, dal suo negozio, non può fare a meno di riguardare la fonte, come se da un momento all’altro potesse ritornare come era tanto tempo fa, quando l’acqua sgorgando rimaneva pura. Se la fontana potesse parlare che cosa direbbe? “Questa fontana è stata rovinata”. Perché? “Prima era bella. Fatta di mattoni, con le tre cannelle che fl uivano. L’ acqua usciva fredda come ghiaccio. Oggi non è più come prima. È caldissima in confronto. Quando la allacciarono alla rete del Ruzzo la ridipinsero, ma chissà cosa fecero all’interno”. Le persone notano la fontana? “Non la rispettano, lasciano immondizie. I netturbini non passano più. Di notte alcuni individui urinano nei pressi. Ogni mattina, lungo i marciapiedi della via, ci sono escrementi di cani”. Secondo lei è importante che sin da piccoli i ragazzi conoscano l’importanza di questi monumenti? “Questa fontana è un valore; la dovevano lasciare com’ era prima, antica”. Pierino e Marisa sono due coniugi. Si sono conosciuti davanti ad una fontana di paese. Un luogo d’incontro risaputo da tutti. Pierino andava a prendere l’acqua con la conca all’età di 12-13 anni. Nelle case si adoperava “lu manire” (simile a un mestolo) per bere l’acqua dalla conca e per riempire il catino per lavarsi il viso. Anche Marisa riportava la conca piena a casa già a 7-8 anni. La mamma le preparava uno strofi naccio arrotolato “la spare” per ammortizzare il contatto con il peso a piombo sul corpo. I fratelli e le cugine la aiutavano quando bisognava sollevare il recipiente colmo sopra la testa. Pierino racconta: “Alla fi ne degli anni Sessanta, appena sposato, ricordo che andavamo a prendere l’acqua alla fontana ‘di Picette’. Fluiva acqua sorgente ancora. La sorgiva, ubicata sotto Villa Mosca, all’altezza di vico della Luna, alimentava una fontana sul posto. A sua volta, essa serviva un lavatoio. Irrigava anche gli orti sottostanti. Poi l’acqua veniva convogliata più a valle e giungeva alla fontana ‘di Picette’. L’acqua era buona. Il sapore era ottimo. Ancora oggi si fermano a prendere l’acqua, ma non è più come quella di prima”. La struttura della fontana è stata modificata nel tempo? “Nei pressi c’erano solo campagna, terra, non c’erano case, né asfalto. La forma della fontana non è mutata. Però, da quando hanno allacciato la rete del Ruzzo, solo la cannella del mascherone centrale fl uisce”. Il Comune la faceva ripulire? “No. Ce ne occupavamo noi cittadini. In realtà, difficilmente si insozzava, perché ci tenevamo tantissimo. Le buste e i bicchieri di plastica non c’erano, ma toglievamo foglie, erbacce”. Scongiuriamo che non si ammali completamente la nostra fontana, come scriveva Aldo Palazzeschi: “si tace…/ […] non getta /più nulla./ […] non s’ode /romore di sorta, /che forse … / che forse sia morta?/ Orrore!”