L’assessore regionale ci svela progetti, iniziative e programmi nell’anno appena iniziato.Deciso, pimpante, con idee ben chiare nella testa e tanta voglia di fare. Paolo Gatti, 34 anni all’anagrafe, avvocato di professione, marito e padre felice, vero e proprio “figlio” d’arte della politica teramana, è oggi uno dei volti giovani, frizzanti e competenti della giunta regionale abruzzese. Eletto consigliere comunale a Teramo nel 1999, ha ripetuto la sua esperienza nel 2004, risultando il primo
degli eletti nel Comune aprutino. Assessore tra i più attivi, nel dicembre 2008 è sceso in campo accanto a Gianni Chiodi alla conquista dell’Abruzzo: l’impresa è riuscita nel migliore dei modi. Primo degli eletti con 10.130 preferenze e subito incarichi importanti per lui. “Assessore, chiariamo subito un concetto: le competenze che sono relative alla delega ottenuta in regione sono numerose. Le vogliamo riassumere? “Le deleghe sono lavoro, formazione e istruzione, quindi anche l’università e politiche sociali, ivi comprese le politiche giovanili. Insomma: ci si muove a 360° nel vero senso della parola”. Catapultato dalla realtà del comune di Teramo a una realtà composita e variegata, come ha agito? “L’approccio è stato durissimo, è bene dirlo. Io caratterialmente non sono uno che si spaventa ma venivamo da un periodo di non governo difficile, di totale inattività da parte della regione che non aveva più una gestione ordinaria. Poi si è aggiunta anche la tragedia del terremoto che ci ha assorbito totalmente, sia emotivamente che nell’impegno giornaliero”. Chiariamo anche un altro aspetto: il suo è un assessorato itinerante? “Sì, possiamo dire proprio così. Ho trovato una struttura un pò farraginosa. Sono intervenuto favorendo un progetto esecutivo di riforma della direzione”. Parlare di giovani significa anche parlare di formazione e lavoro, nonché del rapporto tra scuole professionali e mondo del lavoro. E’ un punto nodale. Quali sono le iniziative più concrete nella mente di Paolo Gatti? “In concreto: cambiamento totale del sistema di accreditamento degli enti formativi in Abruzzo come nel resto d’Italia. Abbiamo realizzato un nuovo sistema di accreditamento, molto più serio, che ci consentirà di avere maggiori certezze in ordine alla serietà dei formatori”. Ma anche i corsi autorizzati devono essere ben finalizzati…“Non c’è dubbio. Intanto siamo partiti, abbiamo ribaltato il sistema dell’accreditamento, poi abbiamo approvato una legge sulla quale la regione Abruzzo era in ritardo di 7-8 anni, la legge sull’apprendistato che riguarda i ragazzi sotto i 30 anni e che ha come sua peculiarità sia l’avviamento al lavoro sia la formazione. Ci accingiamo a finanziare – cioè andare incontro – le imprese e incentivarle perché possano chiamare giovani anche in un periodo difficile, formarli ed eventualmente tenerli”. Nell’ambito di queste competenze direttamente o a lato c’è il discorso degli ammortizzatori sociali e la crisi che sta incidendo sull’economia regionale e sull’occupazione. Come affrontare tali emergenze? “Due cose: sugli ammortizzatori sociali abbiamo distribuito oltre 90, anzi quasi 100 milioni di euro, a lavoratori che si sono trovati in grande difficoltà e che non avevano accesso agli ammortizzatori ordinari. Quindi abbiamo dato una risposta importante dal punto di vista sociale. Inoltre abbiamo recuperato 24 milioni di euro che la regione Abruzzo aveva restituito all’Unione Europea”. Voltiamo pagina. Una riflessione sugli anziani: quali sono le iniziative sia per gli anziani in generale e sia per l’ex Ipab? “Innanzitutto abbiamo garantito, nonostante la situazione drammatica del debito che sfiorava i 4 miliardi di euro, tutte le risorse che erano previste nel piano sociale regionale e quindi nei piani di zona. Adesso abbiamo iniziato la fase di stesura del nuovo piano sociale regionale ed è evidente che ci sarà un’attenzione particolare per una categoria che si “ingrossa” ogni giorno di più.. Per quanto riguarda invece la riforma delle Ipab che abbiamo impostato, è una riforma doverosa di un sistema vecchio, che non funziona e che non libera risorse che pure ci sono, e che non prevede una programmazione seria degli interventi. La riforma è in itinere e io penso e spero che nel giro di qualche mese possa vedere la luce”. Quasi prima di chiudere: cosa è Futuro In? “”E’ un’associazione che ho costituito insieme a molti amici nel momento in cui io ero nell’Udc e Casini decise di uscire dal centrodestra per fare un percorso diverso. Insieme decidemmo di rimanere dove eravamo, cioè nel centrodestra. Ci siamo aperti a tante altre energie e tante altre persone che avevano interesse ad entrare nel mondo della politica e della pubblica amministrazione in questo senso. Adesso vogliamo fare quello che avevamo detto all’inizio, partecipare, cioè, al processo di costruzione, che è ancora in essere, del Popolo delle Libertà, di questo soggetto unico di centrodestra, per dare un contributo per un partito che sia radicato”. Un’ultima domanda. Paolo Gatti è assessore ma anche uomo. Cosa è cambiato in questi mesi di assessorato? “Io spero di essere rimasto come prima, con lo stesso entusiasmo, lo stesso impegno, anche la stessa umiltà. Ci penso spesso a questo. C’è un’unica cosa che un po’ ti modifica: è che ho vissuto da poco l’esperienza della paternità ed è indiscutibile che qualche pensiero nuovo e diverso ti venga. Normalmente mi alzo la mattina o vado a dormire la sera pensando che il bilancio di un anno da assessore è superiore alle mie aspettative, non so se sufficiente. Il mio bilancio familiare è invece di sicuro straordinariamente positivo perché ho avuto una grande gioia. Che auguro davvero a tutti!”. ROPEL