TERAMO LICEO CLASSICO DELFICO CHIUSO ENNESIMA FERITA A UNA CITTA’ MORENTE

“Vile, tu uccidi un uomo morto” è la frase che Francesco Ferrucci rivolse al suo giustiziere Maramaldo, al servizio di uno dei tanti imperatori nella storia, perchè infierire su qualcosa che sta già morendo non può essere una vittoria.

A Teramo, che ha già perso più di 3000 residenti negli ultimi 10 anni, continuare a chiudere, cristallizzare, impedire, fermare qualsiasi azione o attività potrebbe quasi passare per pietosa eutanasia.

Le ferite mai curate, di terremoti e calamità ( 2009 – 2016 i più recenti)  rese purulente dall’immobilismo e dall’inefficacia delle amministrazioni pubbliche,  sono ormai scheletri che si mostrano in tutta la loro lugubre maestosità.

E non c’è distinzione tra grandi o piccole cose: da un albero che marcisce (per espressa e ribadita volontà), a una scuola che ha festeggiato i suoi primi 90 qualche giorno fa e che oggi si scopre “improvvisamente” e sismicamente fragile.

Convitto nazionale e liceo Classico M. Delfico

Da un millenario anfiteatro romano in recupero da oltre 30 anni, alle case Ater evacuate da 8 anni, dal terremoto del 2016, e alcune non erano neanche state abitate prima.

     ruderi del teatro Romano

    

Palazzine Ater evacuate nel 2016

Dall’ex manicomio ottocentesco alla cattedrale paleocristiana:

Ex Manicomio Sant’Antonio del 1861

 

Chiesa paleocristiana di Santa Maria Aprutiensis/Sant’Anna dei Pompetti e sito archeologico

dal Municipio agli scavi archeologici:

       

Municipio

      

Scavi di largo Madonna delle Grazie

(ospedaletto di Porta Romana)

Una immensa distesa di ruderi e cemento che impedisce qualunque forma di vita tranne l’idiozia, il lassismo, la mancanza di visione e prospettive.

Una città in agonia da decenni, in abbandono costante e apparentemente irreversibile, sopravvissuta ai millenni passati sotto dominazioni, barbarismi, imperi e signorie, per morire spiaggiata nell’era della velocità. Unico elemento fermo in un mondo che corre.