Liberato Coccagna, usciere del convitto Melchiorre Delfico a Teramo, è l’appassionato antiquario che apre a Prima Pagina le porte del “Museo Etnografico” da lui presieduto, in zona Villa Pavone. All’interno di un’ abitazione secolare ha accumulato ogni sorta di ‘antichità’ che il territorio abruzzese ha lasciato. Mostra entusiasta una serie di utensili, ‘lu strascine’, ad esempio, sorta di slitta per la trebbiatura, ma anche rudimentali pentole a pressione, biciclette con tanto di bollo per la
circolazione, scaldacollo da passeggio e quaderni a righe per le classi elementari del Ventennio, con l’effi ge del duce in copertina. Una passione cominciata all’incirca vent’anni fa, che ha avuto il benefi cio di una cura terapeutica. “Ero incappato in uno di quei periodi di depressione dove nulla girava bene, il lavoro come la famiglia, e andavo avanti a forza di medicine. Un giorno, parlando col mio medico, ho scoperto questa sua passione per l’antiquariato, e da quel momento ho lasciato i medicinali”. Il risultato di maggior evidenza di tanti anni di impegni economici e di lavoro è la serie di riconoscimenti ufficiali e non, avvenuti su più livelli. Del gennaio 2004, infatti, è il “riconoscimento di interesse locale” a firma dell’allora sindaco Angelo Sperandio, e di poco successivo l’assegnazione ministeriale del titolo di “museo di quarta categoria” . Come spesso succede, anche in questo caso non tutto è sempre andato per il meglio, e il signor Coccagna ha dovuto anche attraversare momenti di inattività forzata dovuta alla chiusura del museo. Nei periodi difficili, sono state le soddisfazioni personali ad aver mandato avanti la battaglia per la partecipazione alla conoscenza della vita degli ‘antenati’. La ricollocazione dell’ensemble in zona più edifi cante è l’obiettivo futuro della nostra guida. “Il mio intento principale è quello di spostare il tutto, entro il prossimo anno, a Piano D’Accio, presso l’Istituto Agrario. Sono necessari custodi e segretari. Ora come ora, ad esempio, mancano ancora le porte anti-panico e la zona non è immediatamente raggiungibile”. La presenza di ripidi scalini che collegano i due piani dell’archivio sembra complicare le cose. “Sono arrivate classi di scolaresche da Roma, Firenze e altre città non della nostra regione” ricorda infine Coccagna, intento ad appellarsi alle autorità, per proteggere un simile centro di cultura: “Ho ascoltato molte promesse, specialmente nei periodi di campagna elettorale. Mai nessuna è stata mantenuta.”