La recente approvazione, da parte della giunta nazionale del Coni, di un documento programmatico intitolato “Sport per Tutti”, offre l’opportunità di ritornare, con alcune riflaccesso-teramo-primapaginaessioni, su un argomento basilare. Ovvero su quale sia l’essenza di una formula – Sport per Tutti – nella quale è possibile identifi care connotazioni anche molto diverse. Il punto di partenza di ogni ragionamento al riguardo è incontrovertibile: la salute della popolazione è gravemente minacciata dal comportamento sedentario e lo Sport per Tutti ha il compito prioritario di contrastare
questa piaga. Per fare ciò, questo particolare modo di intendere lo sport deve avere necessariamente una caratteristica peculiare, che lo contraddistingua più di ogni altra: l’accessibilità. Senza questa caratteristica, viene infatti immediatamente disattesa quella specifi ca “per Tutti” così essenziale alla sua stessa ragion d’essere. Fondamentalmente, due strade possono portare al traguardo di una popolazione globalmente più attiva fi sicamente. Allargare le possibilità di praticare determinati sport, ad esempio moltiplicando strutture e stimoli adeguati sul territorio, oppure fornire ad ogni cittadino gli strumenti culturali per gestire in proprio, senza bisogno di alcuna struttura, l’attività fi sica necessaria alla propria salute. Naturalmente, una via non esclude l’altra, e anzi, come ci insegna losport di alto livello, la preparazione fi sica generale – quella che non necessita di nulla al di fuori delle conoscenze che occorrono per gestirla correttamente – deve prima precedere e poi accompagnare qualsiasi tipo di attività sportiva. Occorre un metro quadro di spazio per fare tutta l’attività fi sica necessaria alla salute. E quel metro quadro non manca a nessuno: non all’alunno che ha la sfortuna di frequentare una scuola senza palestra, non al paziente in una corsia d’ospedale, non all’impiegato o all’operaio in una pausa di lavoro, non al disabile, non alla massaia. Ma la domanda è: quanti di loro conoscono le straordinarie opportunità offerte da quel metro quadro? Quanti di loro sanno cosa fare, e perché? E quanti, degli stessi operatori sportivi, sono davvero in grado di fornire al riguardo le indicazioni più appropriate? Se da un lato, è assolutamente doveroso prodigarsi per la realizzazione del maggior numero possibile di impianti sportivi e per una maggiore accessibilità degli stessi, dall’altro si deve riconoscere che il principale fattore limitante dello Sport per Tutti è di natura culturale. Una qualsiasi attività sportiva, non è mai praticabile in qualsiasi condizione, ovvero mai praticabile veramente da tutti ed ogni fase della vita. Gli impianti e la promozione potranno certamente diffondere una determinata attività, a benefi cio dei praticanti stessi, di quanto vi ruota attorno(dirigenti, tecnici, ecc.) e delle statistiche sulla pratica sportiva. Si potrà senz’altro, così, arrivare ad un’attività per tanti, ma mai, in nessun caso, ad un’attività veramente per tutti. La preparazione fi sica, quella che richiede il proprio corpo, un metro quadro di spazio e alcune semplici “istruzioni per l’uso”, quella soltanto può essere l’attività fi sica veramente per tutti. Perfettamente compatibile anzi, necessaria, ad ogni altro tipo di attività fi sica o sportiva. Il documento a cui abbiamo accennato all’inizio reca due sottotitoli. Il primo dei quali è “la sfi da di questi anni: dallo Sport per Tanti allo Sport per Tutti”. E’ davvero indispensabile, oggi, che questa frase così profonda, essenziale e lungimirante non venga letta solo come uno slogan, suggestivo ma vuoto.