Vivere un forte terremoto è certamente scioccante: sentire la terra muoversi, vedere le mura ritenute solide danneggiarsi o addirittura crollare è senza dubbio un’esperienza che si ricorda forse per tutta la vita. Nel 1980 ho visto le pareti della mia casa respirare quasi fossero quelle di un mantice. Nonostante io fossi già geologo, in quei pochi secondi molte cose mi sono divenute più chiare, come quando un miope indossa finalmente le lenti. Da allora
le mie ricerche sono state inesorabilmente concentrate sulla comprensione della generazione dei fenomeni naturali e, soprattutto, sulle conseguenze, dirette o indirette, di questi fenomeni. Il punto cruciale è la risposta a questa domanda: previsione dei terremoti o prevenzione dei fenomeni che questi generano? Anche se si arrivasse alla previsione del periodo di possibile innesco di un evento sismico attraverso, ad esempio, gli studi satellitari della deformazione al suolo o lo studio delle emissioni del famoso gas radon, la prevenzione resta senza dubbio l’unica arma per limitare i danni. Prevenzione che deve essere adottata per gran parte del territorio italiano estendendosi la pericolosità sismica in quasi tutte le regioni, con meccanismi genetici geodinamicamente differenziati. Cosa è la “pericolosità”? E’ la probabilità che un evento naturale di una data intensità (un terremoto, una frana, ma anche una valanga) avvenga in una certa zona entro un definito periodo di tempo. Quindi è un dato definito principalmente su base storico-statistiche. E’ banale dirlo, ma più passa il tempo e più, ovunque noi siamo sul nostro territorio nazionale, ci avviciniamo statisticamente alla probabilità che un evento sismico si verifichi. Quindi ci dobbiamo preparare a subire prima o poi gli effetti di un sisma più o meno forte a seconda di dove siamo. Ma quali sono gli effetti di un sisma? L’effetto più evidente è quello sulle strutture edilizie, sugli edifici. Lo scuotimento induce l’oscillazione di tutte le strutture in elevazione, come se fossero un diapason. Se la struttura non è adeguatamente concepita e realizzata subirà dei danni, fino ad arrivare al collasso. E’ però da dire che l’azione dinamica del terremoto non dipende solo dalla intrinseca energia del terremoto, ma anche da fattori locali connessi alla specifica situazione geologica, che è in grado di amplificare, anche di molte volte, l’entità dello scuotimento, proprio come un amplificatore di tipo elettronico. Ciò spiega perché in zone anche ravvicinate possano realizzarsi danni molto diversificati su strutture anche similari. Le condizioni geologiche locali inducono, quindi, amplificazioni spesso catastrofi che, per cui solo una conoscenza dettagliata dell’immediato sottosuolo può consentire di predisporre opportune azioni di contro misura. Ma non solo. Le caratteristiche del terremoto, in termini di frequenza della oscillazione (siamo abituati a cambiare le frequenze di ricezione delle onde radio), sono diverse da terremoto a terremoto e dipendono strettamente dalle caratteristiche del sisma e dalle condizioni locali. Importante è evitare che le caratteristiche dello scuotimento coincidano con il periodo proprio di oscillazione delle strutture in elevazione. La risonanza spiega perché strutture di limitata altezza possano crollare e, invece, grattacieli altissimi rimangano intatti pur subendo lo stesso scuotimento. L’opinione comune che edifici alti siano più intrinsecamente vulnerabili è, quindi, da smentire. Lo scuotimento del terremoto induce anche altri fenomeni che spesso si rilevano ancora più dannosi dello scuotimento. Parlo di tsunami, frane, liquefazione. Se i primi due effetti sono ben chiari anche per recenti avvenimenti, quali il terremoto che ha colpito il Giappone e quello della Cina del 2008, o ancora per il richiamato terremoto dell’Irpinia durante il quale si riattivarono decine di frane, la liquefazione è un fenomeno particolare e raro in Italia. A differenza dalle “frane sismo-indotte”, presenti nella gran parte delle aree montuose e collinari italiane, infatti, solo limitate aree del nostro territorio presentano quelle condizioni geologiche affinché si manifestino i fenomeni liquefattivi dei terreni. In particolare, il sottosuolo deve essere costituito da materiali sabbiosi immersi in falde acquifere: la naturale tendenza del materiale sabbioso a compattarsi (come quando si scuote un barattolo di zucchero o di caffè) induce lo sviluppo di sovrappressioni dell’acqua di falda che tende a riportarsi verso la superficie consentendo la formazione di particolari forme come i vulcanelli di sabbia. Se in quella zona sono presenti costruzioni, ne potranno derivare danni di particolare importanza perché, durante lo scuotimento, è come se le costruzioni si reggessero su un fluido. Sono, quindi, anche gli effetti “sismo indotti” a provocare danni. La prevenzione è l’unica arma per difenderci efficacemente dai sismi e dagli altri rischi naturali. Ma per fare prevenzione è necessario che amministratori motivati favoriscano lo sviluppo di progetti di ampio respiro, scevri dall’efficacia in termini elettoralistici; che cittadini “consapevoli” sollecitino azioni di messa in sicurezza del territorio nei periodi di “pace”, evitando per primi di attuare deprecabili azioni abusivistiche; che tecnici preparati possano adeguatamente progettare; che i ricercatori possano contribuire effi cacemente alla definizione di scenari di rischio. Ma qui apriamo il racconto ad un’altra storia interconnessa: se una nazione riduce sempre più gli investimenti nella ricerca, e, in particolare, nella ricerca applicata ai rischi geologici, è evidente che le risposte che potranno venire dal modo dell’Università e da quello dei centri di ricerca saranno sempre meno efficaci. Sapere quando avviene un terremoto può forse salvare la vita di molte persone, ma non riduce certamente le possibili conseguenze catastrofiche che spesso si rivelano ancora più dannose del terremoto stesso.