da lettere al Direttore ed. 09/2011 – di Valeria Gnagnarelli
Gentilissima Redazione,
ho letto con una certa curiosità l’articolo sul vostro periodico riguardante San Nicolò e l’intervista rilasciata dalla signora de Iuliis. Abito a San Nicolò da quasi quattro anni, e tutto ciò che mi può aiutare a comprendere meglio come vanno le cose qui mi interessa.
Cosa ho capito finora? Che la popolazione si accontenta: un centinaio di metri d’asfalto nuovo, una fiera primavera o autunno. Il degrado e la riduzione a quartiere dormitorio sono conseguenza ovvia: se qui c’è poco, per far crescere i nostri figli, farli giocare, fargli fare una passeggiata dobbiamo portarli altrove. Altrimenti, bisogna accontentarsi del parco giochi (se così vogliamo chiamarlo) su via C.Colombo, dove oggi manca la panchina, domani una parte dello scivolo. Oppure, c’è sempre la piazza o una bella passeggiata lungo la Nazionale! Ho chiesto dove fosse la pista ciclabile menzionata nell’intervista suddetta, ma i miei interlocutori mi hanno guardato spaesati e forse pensato “chissà la signora che ha bevuto!?”. Se non si pretende, nessuno ti prenderà mai in degna considerazione. E questo vale per tutto, anche per la scuola. Nel piano di dimensionamento scolastico, la Scuola dell’Infanzia di Tofo chiude. Un bel risparmio per le casse. I bambini al plesso Zona Peep. Una bella e spaziosa struttura che avrebbe bisogno di un restyling, passatemi il termine, a fronte del risparmio per renderla ancora più gradevole per ì bambini e chi ci lavora. Un valore aggiunto per persone e territorio, perché il degrado se no resta dentro e appiccicato addosso e tutte le opportunità scivolano via e saranno destinate sempre ad altri, ad altri quartieri, altre persone.
Con l’unico risultato di portare altrove idee e voglia di non accontentarsi.