Ha destato scalpore e quasi scandalo, in una società
nella quale certe tesi “scontate” sono divenute, ahi noi, “straordinarie”. Il libro (appena uscito in Italia), che propongo in esame ai lettori di PrimaPagina, è scritto da una cinese naturalizzata americana. Mette in discussione l’educazione della prole secondo lo schema occidentale. Ne “Il ruggito della mamma tigre”, edito da Sperling & Kupfer, Amy Chua condanna la permissività, la comprensione esasperata, a favore del “rigore” e della “disciplina” tipicamente cinesi. “E’ inutile – sostiene l’autrice – evitare qualsiasi diffi coltà ai propri fi gli pensando di proteggerli”. Amy Chua mette in campo una serie di riorità indiscutibili. Come puntare sempre agli obiettivi più alti (a cominciare dallo studio) per raggiungere quella sicurezza personale che accompagnerà i ra
gazzi per tutta la vita. Sembrano ovvietà, a una lettura superficiale. In realtà, le tesi della “mamma tigre” hanno fatto discutere negli Stati Uniti, perché rimettono in gioco tutti gli schemi della moderna psicologia infantile dai risultati quasi fallimentari. Adolescenti fragili, indecisi, superfi ciali, “leggeri” nelle emozioni, disorientati e privi di appigli solidi li incontriamo – e li riconosciamo – tutti i giorni. Tirati su da adulti, a loro volta incapaci di prendersi seriamente la responsabilità di crescerli. Dicendo quasi sempre “sì”, negando l’evidenza di fronte ai fallimenti scolastici,scaricando le colpe su un “sistema esterno” sbagliato. E’ indispensabile un’autocritica severa,e una rapida retromarcia. Se proprio non riusciamo a copiare la mamma tigre mentre ruggisce, almeno mettiamoci in discussione. Senza, accontentarsi di “seguire la corrente”. Che non ci ha portato lontano. Finora.