L’Area Marina Protetta del Cerrano è stata istituita qualche anno fa, ma l’attività vera e propria del Parco è iniziata da pochi mesi. Al presidente, Benigno D’Orazio, chiediamo di fare il punto della situazione. Il Parco Marino del Cerrano è stato avviato nel 2007 con la costituzione del consorzio, ma di fatto
è rimasto inoperativo fino al maggio 2010, perché solo allora è stato costituito il consiglio di amministrazione come defi nito nel decreto che istituiva appunto l’Area Protetta Torre del Cerrano. A sei mesi dall’inizio dell’attività, abbiamo già ottenuto dal Ministero il fi nanziamento di diversi progetti, a cui collaborano anche alcuni enti locali come il Comune di Silvi, la Provincia di Teramo e la Regione Abruzzo. Il Comune di Pineto, probabilmente per motivi economici, non è ancora riuscito ad erogare alcuna risorsa, ma immaginiamo che presto si unirà agli altri enti. In questi primi mesi l’attività è stata a dir poco turbolenta, nel senso che abbiamo già avviato diversi progetti, alcuni già fi nanziati, altri in fase di esame e altri ancora in corso di perfezionamento. Che tipo di progetti? Abbiamo realizzato a Silvi la porta del parco, tensostrutture mobili già utilizzate per fare dei corsi di educazione ambientale, degli info-point per educare sia i cittadini che i ragazzi o i turisti a questa presenza del parco, al rispetto della natura e alla valorizzazione del territorio. C’ e’ spazio anche per la ricerca? Per quanto riguarda la ricerca, abbiamo già delle convenzioni in essere sia con l’Università di Teramo che con altri atenei e con l’Istituto Zooprofi lattico. Indubbiamente la ricerca avrà una parte importante nella nostra attività. Vi puntiamo molto anche per sviluppare una co-partecipazione del territorio e dei suoi abitanti. Un esempio di questa politica il progetto legato alle vongolare. Da un lato i soggetti che vivono il mare si erano trovati di fronte a una barriera quasi invalicabile, mentre la soluzione che passa attraverso la ricerca ha permesso di stimolare i pescatori all’utilizzo di attrezzature meno impattanti, che hanno dato la stessa resa in termini economici, senza penalizzare il nostro fondale marino. Con i vongolari abbiamo anche un accordo per collaborare alla pulizia dei fondali, dove si trova veramente di tutto, in modo da rendere i pescatori protagonisti e responsabili della vita dell’area protetta. Quali gli obbiettivi a cui tendete? In questo caso specifico, riuscire a creare un prodotto, garantito e tutelato, di vongole del parco che chiameremo “la paparazza del Cerrano”, un prodotto praticamente doc realizzato in ambiente pulito che ha la sua importanza anche da un punto di vista commerciale. A questo scopo abbiamo costituito una società che si occuperà della promozione e commercializzazione delle nostre tipicità anche unendole ad altri prodotti del nostro territorio. Nella manifestazione organizzata a Silvi, la Porta del Parco, abbiamo realizzato un piatto contenente sia la vongola del parco marino che il tartufo del Gran Sasso. La “tagliatella dei due parchi” ha attirato l’attenzione anche dei media nazionali, che realizzeranno un servizio su questo progetto. Inoltre, stiamo preparando una convenzione con l’Arta e con i pescatori per monitorare anche i fi umi, perché riteniamo che l’inquinamento maggiore provenga da lì. Come si è visto, la scorsa estate, sulla costa teramana nord. Stiamo cercando di evidenziare le criticità di questa zona che è molto ampia, non è una baia, non è circoscritta e quindi risente delle alterazioni dell’ambiente circostante, per il perseguimento di una vera difesa dell’ambiente marino. Maggior attenzione su scarichi, utilizzo del litorale e delle pinete. Quante persone lavorano nel Parco? Abbiamo previsto una pianta organica di 15 persone che deve essere ancora approvata dall’assemblea del Parco, anche perché alcune risorse saranno messe a disposizione dai comuni di Pineto e Silvi e dagli altri enti locali. Questi progetti prevedono anche rapporti con altre istituzioni al di fuori del nostro territorio? Certo, abbiamo collaborato con l’ Università Federico II di Napoli, con l’Università di Camerino, ma anche con società commerciali. Normalmente per avviare un progetto come un’area marina protetta occorrono cinque anni, noi in pochi mesi abbiamo già dato vita a diverse attività e i primi risultati stanno già arrivando. Un esempio su tutti il progetto bike–sharing, con il quale vorremmo aprire le porte della torre di Cerrano e collegare in una lunga pista ciclabile Pineto e Silvi. Cosa importantissima, credo, dal punto di vista turistico, perché i turisti apprezzano molto questo genere di iniziative. Così comeritengo fondamentale un’apertura sempre maggiore della torre. Speriamo di poter in futuro delocalizzare la presenza dell’Istituto Zooprofi lattico in modo da ampliare lo spazio a disposizione per le visite. Quindi la ricerca e l’ambiente possono essere anche fonte di ricchezza per la comunità? Un parco deve essere innanzitutto un investimento che lo Stato fa per valorizzare le sue risorse. La tutela, la protezione della natura e l’educazione ambientale hanno un senso quando la collettività ne riceve i benefici. altrimenti abbiamo perso la scommessa.