Il mio nome è Ennio Flaiano. Vita e carattere di un genio malinconico
Basterebbe il titolo per intuire chi sia l’autore del libro: Antonio Di Loreto, che già ci ha raccontato la vita di d‘Annunzio nel suo Il mio nome è Gabriele (2020).
Basta il solo titolo per capire che ci troviamo di fronte a una biografia originale come Di Loreto ci ha abituato: quella di Flaiano (2021).
Se d’Annunzio, tra gli innumerevoli segni del suo genio, ha coniato tantissimi slogan e neologismi, molti dei quali sono nel nostro parlato quotidiano, Flaiano lo ricordiamo, anche senza saperlo, giornalmente con i suoi aforismi.
Il romanzo Il Tempo di uccidere, vince il primo Premio Strega; l’opera teatrale Un marziano a Roma, del 1960, dopo oltre vent’anni, nel 1983, diventa film; come sceneggiatore firma film di spessore tra i quali alcuni diretti da Federico Fellini: La strada, La dolce vira, 8½…
Di Loreto ci racconta, in modo agile e accattivante, la vita e il carattere di un genio malinconico, di un uomo e uno scrittore ironico e malinconico, disilluso e disincantato, permaloso, ombroso, distaccato ma con una coscienza limpida: le tipiche luci e ombre di un’anima pulita e ferita.
«È indubbio che Ennio Flaiano avesse un carattere ombroso, una certa permalosità e quel distacco tipico di chi ha subìto fin da bambino, le ingiurie di un destino avverso e malevolo, ma era anche un uomo con una coscienza cristallina, un senso del dovere verso se stesso e verso gli altri che lo portò sempre a fare scelte rigorose, dimostrando una coerenza interiore, umana ed intellettuale che è stata la stella polare della sua esistenza,» scrive Antonio.
Antonio Di Loreto ci fa conoscere anche un aspetto poco esaminato della vita privata dello scrittore pescarese: la figlia Luisa, affettuosamente chiamata Lé-Lé. Luisa soffre di una grave forma di encefalopatia che ha tra le conseguenze anche frequenti attacchi di epilessia. La moglie accudisce amorevolmente Lè-Lè mentre Flaiano deve lavorare il più possibile per fare fronte agli alti costi delle cure, dovendo andare spesso anche in Svizzera, e negli anni del secondo conflitto mondiale, il che aumenta a dismisura le difficoltà.
Ma sono cose che Antonio Di Loreto vi saprà raccontare in modo eccezionale nel suo libro che vi consiglio: Il mio nome è Ennio Flaiano. Vita e carattere di un genio malinconico (Solfanelli)
Io vi saluto con una chicca di Flaiano attualissima scritta sul Corriere della Sera nel 1969 e riportata anche ne La solitudine del satiro (Rizzoli, 1973):
«La stupidità ha fatto progressi enormi. È un sole che non si può più guardare fissamente. Grazie ai mezzi di comunicazione, non è più nemmeno la stessa, si nutre di altri miti, si vende moltissimo, ha ridicolizzato il buon senso, spande il terrore intorno a sé.»
E, occhio, che si trova anche in luoghi insospettabili!
David Ferrante
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Scrittore e sociologo, appassionato studioso e divulgatore della cultura popolare. Ha all’attivo diversi scritti d’impronta sociologica tra i quali due monografie pubblicate dalla Tabula fati e vari saggi all’interno di collettanee edite dalla Franco Angeli, dall’Università d’Annunzio di Chieti, ecc.
Tra i suoi lavori dedicati agli aspetti magici e leggendari della cultura popolare, oltre a diversi racconti, il saggio Tradizioni, riti e sortilegi del 24 giugno. San Giovanni Battista nella cultura popolare abruzzese (2018-2020). È ideatore e curatore delle antologie L’Ammidia. Storie di Streghe d’Abruzzo (2019), Fate, Pandafeche e Mazzamurelli. Storie di miti, superstizioni e leggende d’Abruzzo (2020) e Magare. Storie di Streghe d’Abruzzo v.2.
Nel 2022 esce la sua prima silloge personale Il dolore della luce. Racconti di streghe, fantasmi e d’amore in cui reale e irreale, amore e crudeltà cercano un punto d’incontro e di fusione.