UN LIBRO IN GIRO PER L’AMERICA – Son of Italy è l’autobiografia del poeta del piccone e della pala. Di un adolescente abruzzese che agli inizi del ‘900 dovette salutare per sempre le sue montagne ed emigrare in America. Lasciare i suoi animali per essere trattato come bestia. Fu la poesia scolpita nella sua anima ad aiutarlo a sopravvivere, imparare l’inglese e pubblicare i suoi versi su famose riviste, oltre che alla sua biografia. Attraverso questo romanzo i lettori americani, e solo molto più tardi anche quelli italiani, hanno potuto conoscere le condizioni di vita dei pastori e dei contadini in Abruzzo e degli immigrati italiani nel Nuovo Mondo: non sempre una favola ma spesso un incubo fatto di sfruttamento.
Pasquale (Pascal) D’Angelo nato a Cauze «un gruzzolo di case di pietra a poca distanza da Introdacqua e non lontano dalle antiche mura di Sulmona» nel 1894. Figlio di un pastore abruzzese, a sedici anni fu costretto a emigrare. Suo padre, dopo poco, esausto di quella vita non umana, decide di tornare in Italia. Pascal resta: «da qualche parte in questo grande paese …. avrei trovato la luce.» Nonostante un lavoro massacrante da operaio sottopagato, considerato meno di niente, oggetto di ingiurie a sfondo razzista (anche da parte di connazionali), cosa nota agli emigranti italiani, resiste consolato dalle sue poesie. Si avvicina, autodidatta, alla grammatica anglofona solo nel 1919 ma ciò che ha d’innato dentro gli apre le porte di alcuni editori. Lasciò il lavoro di operaio e decise che doveva fare il poeta. Dopo molti mesi di privazioni riuscì nel suo intendo e le sue poesie furono pubblicate anche su importanti riviste letterarie: The Bookman, Century, Current Opinion, Literary Digest, The Nation, The New York Tribune, The Measure, The Liberator, Il Popolo, Bollettino della sera, The Saturday of Literature e The Springfield Republican.
Nel 1924 pubblicò, per la casa editrice Macmillan di New York, la sua autobiografia Son of Italy, che continua ad essere considerata la prima opera in inglese di un emigrato italiano che sbarcò in America senza cultura e senza la conoscenza dell’inglese.
Morì a New York nel 1932, a soli 38 anni!
Scrisse ad un editore:
«Questa lettera è il grido di un’anima arenata su spiagge di oscurità, alla ricerca di luce…sono un bracciante, un uomo che maneggia piccone e pala, ciò che voglio è una vita al di fuori del lavoro…Liberatemi!…fate che la mia anima erompa dalla sua crisalide di forzata ignoranza e voli verso il fiore della speranza, come una sontuosa farfalla adorna di mille pensieri di bellezza».
David Ferrante