Se siete un po’ giù di tono e volete tirarvi su, non vi resta che leggere e gustare le risposte e i chiarimenti cortesemente forniti dal governatore degli abruzzesi a “PrimaPagina”. Non siamo avversari politici né intendiamo essere contro per partito preso. Non spetta a noi confutare, punto per punto, le affermazioni e le repliche, abbastanza compiaciute e soddisfatte, di Gianni Chiodi. Nostro compito è aprire e favorire un dibattito utile e propositivo,
con l’auspicio che possa realizzarsi con la più ampia e costruttiva partecipazione possibile. Per quanto ci riguarda, vorremmo limitarci solo ad alcune notazioni essenziali. Senza omettere di augurare al n. 1 della nostra Regione di poter concludere il suo mandato, in tempi così infausti, con un bilancio lusinghiero, perché anche gli abruzzesi possano condividere l’ottimismo e la fiducia che il loro governatore, già da subito, non ha negato a se stesso. Non va dimenticato che, quando nelle elezioni del 2008, dopo la rovinosa caduta del governo Del Turco, l’ex sindaco di Teramo fu promosso al vertice del governo regionale, quasi la metà dell’elettorato disertò le urne. In tanti restarono sull’Aventino della protesta e del rifi uto per la politica e la sua casta. Tutto da vedere se, per la prossima tornata, Chiodi riuscirà a compiere il miracolo del recupero, davvero non prevedibile, considerate le incertezze e la sfi ducia che, con crisi e recessione in atto, non promettono niente di buono. Ma non è detto (e noi vorremmo augurarlo al governatore e al suo governo) che non possa accadere. Anche grazie allo stimolo della verità e della chiarezza che può venire da un dibattito come il nostro, modestia a parte. Né sia considerata preconcetta presa di posizione, la nostra, se ora ci permettiamo di dissentire su alcune troppo ottimistiche deduzioni del nostro governatore. Al quale va obiettivamente riconosciuto di aver ridotto i suoi emolumenti, e di aver tentato la strada dei tagli e dei risparmi, in una terra purtroppo devastata da rovinosi disastri tellurici, sia naturali che di natura politico-giudiziaria. Una Regione che, fin dalla nascita, si è distinta in sprechi e sperperi, con una politica allegra e spendacciona, come del resto gran parte delle Regioni italiane. Né possiamo non ricordare che troppo a lungo l’Abruzzo ha occupato le cronache nazionali (e persino internazionali) per i tanti scandali che hanno fatto conquistare agli abruzzesi gli onori delle prime pagine. Scandali che, oltre ad annientare l’attaccamento e la fi ducia dei cittadini verso le pubbliche istituzioni, costano e anche abbastanza. Basti ricordare le colossali ruberie intrecciate della Fira e della Sanità, che i conterranei di Gianni Chiodi stanno pagando ancora oggi e continueranno a farlo, né si sa per quanti anni a venire. Sappiamo benissimo che il governatore in carica non c’entra con le malefatte dei predecessori e che anzi sta lavorando “no-stop”, come ci assicura, per risalire la china. Noi gli diciamo grazie, ma aspettiamo un po’ prima di dirgli “bravo”. Se qualche risultato si è visto accanto alla marea dei problemi ancora irrisolti, diciamo che è stato abbastanza facile “fare meglio”, rispetto a chi in passato ha fatto tutto il peggio possibile. Ma non intendiamo scoraggiare nessuno in una impresa sicuramente improba. Al governatore vorremmo rispettosamente raccomandare di perseverare e di andare avanti, perché si possa fare un bilancio affidabile a tempo debito, visto che per ora la partita è tutta da giocare. Ci rendiamo conto che a volte noi cittadini chiediamo l’impossibile. Specie quando pretendiamo la “spoliticizzazione delle nomine”, a cominciare dagli ospedali e dalla sanità. Quando pretendiamo il ritorno alla qualità e alla meritocrazia. Su questi punti, a nostro avviso, le assicurazioni di Chiodi sono deboli e carenti. Se è vero che, anche recentemente, la magistratura e la stampa hanno portato alla ribalta alcune evidenti incursioni della politica in affari vistosi e nomine ospedaliere importanti, mentre resta un “test” emblematico il caso del difensore civico regionale. Una partita, quest’ultima, tutta giocata in nome delle amicizie politiche e che, a conti fatti, costerà un bel gruzzolo alle casse regionali, in seguito alla recente pronuncia del Consiglio di Stato, che ha bocciato “in toto” le scelte clientelari operate dal governo Chiodi. Lo abbiamo premesso: non sta a noi tracciare l’inventario del bello e del brutto. I tempi sono quelli che sappiamo e non ci piacciono i processi, che preferiamo lasciare a chi intende la politica come uno sterile ping-pong elettorale. A noi basta la onesta obiettiva rifl essione avviata, che ci auguriamo possa essere approfondita, esaustiva e soprattutto, concreta.