Nascere in Mozambico, al centro, non è come nascere al centro di Teramo. Nascere nella regione di Tete, Chimoio, Quelimane non è come nascere in Abruzzo. Nascere è come morire in una guerra che non ha nulla di civile. Una vita come un’apparizione, si piange, si aprono gli occhi, ci si ammala, si chiudono gli occhi, si muore senza salutare, si toglie
il disturbo senza aver recitato il proprio omaggio. La chiamano vita. Nell’Africa che ho imparato a conoscere è un gioco di ombre, origami di pensieri, capanne di paglia e acqua, fango e piccoli vermi pressati, poltiglia di tutto, sterco di animali così magri che non hanno nulla da “Stercare”, la luce fioca di una candela che si consuma bruciata dalla ricchezza dell’aria, tende di ospedali, cucine abbandonate perché non esiste l’energia elettrica. Il terremoto di Haiti ha colpito il cuore di una regine povera, uccidendo i poveri, condannando i poveri a morte futura. I bambini di Haiti sono stati due volte vittime. Vittime di una violenza naturale e vittima dei ladri dell’infanzia. In fondo al pozzo, la luna è la stessa. In fondo al pozzo, in ogni luogo dove i bambini muoiono di abbandono, di ferocia, esiste una luce di uomini, una rosa dei venti, un sorriso che insegna alla gente ad aiutare se stessi per aiutarsi a sopravvivere. Teramo diventa capo fila di un progetto Unicef, di mille idee Unicef, come in tutti i volti di un mondo fatto di entusiasmo, volontariato e valori. Amelia Rubicini Gattone, presidente Unicef per la provincia di Teramo, ci racconta il suo essere tra i bambini del mondo. Il viaggio in Mozambico tra la malaria e l’aids, tra una generazione fantasma, quella tra i 15 e i 49 anni, con i bambini destinati a diventare capi-famiglia. ”Un’esperienza – ricorda la Rubicini – fatta di lotta e sorpresa. Ricordo le zanzariere, le pasticche per depurare l’acqua, le coperte, i vestiti, i medicinali per l’Aids, le mamme malate e deboli, i bambini sieropositivi. L’impegno dell’Unicef è stato quello di ritrovare i pazienti, di insegnare le norme igieniche per evitare il contagio, di insegnare anche il solo uso della zanzariere, di come pulirle nell’immersione in un liquido repellente, di portare lentamente il messaggio del rispetto verso la propria vita e quella degli altri”. Haiti è sempre stata segnata dalla povertà. Come si è organizzata l’Unicef? “L’Unicef era presente ad Haiti prima del terremoto. Abbiamo perso diversi volontari. Il volontario Unicef parla anche quattro lingue e a volte molti idiomi locali. Il vostro domani? “L’Unicef si batterà per la responsabilità penale dei genitori. L’Unicef si batterà sempre per i diritti dei bambini”.