Sono 43 milioni gli italiani che vivono in condominio e che si confrontano quotidianamente con le regole della civile convivenza, che laddove non vengano dettate dal regolamento condominiale o dal Codice Civile, dovrebbero essere suggerite dal buon senso.
Il regolamento di condominio, obbligatorio quando i condòmini sono più di dieci, contiene le norme “circa l’uso delle cose comuni e la ripartizione delle spese, nonché le norme per la tutela del decoro dell’edificio e quelle relative all’amministrazione” (cod. civ. art 1138).
Allegate al regolamento ci sono le tabelle millesimali, che esprimono il valore di ciascuna proprietà in rapporto al valore dell’intero edificio (equiparato appunto a 1000). Una recente sentenza della Corte di Cassazione (n. 18477 del 9 agosto 2010) ha segnato una svolta epocale in merito all’annosa questione dell’approvazione delle tabelle millesimali. Se infatti fino ad allora era necessaria l’unanimità (condizione quasi impossibile da raggiungere), ora le Sezioni Unite hanno stabilito che le tabelle millesimali possano essere approvate con il voto favorevole della maggioranza dei condòmini intervenuti all’assemblea ed un numero di millesimi non inferiore a 500. L’orientamento attuale della giurisprudenza e dei egislatori è modernizzare e snellire le procedure che disciplinano la vita condominiale, che risalgono al 1942. E’ del 25 gennaio scorso l’approvazione da parte del Senato di un disegno di legge di riforma del condominio, tra i cui punti principali c’è il rafforzamento del ruolo dell’amministratore. La riforma, tanto attesa quanto necessaria, evidenzia la necessità di un’amministrazi
one condominiale sempre più qualificata, che difenda e tuteli non solo i condòmini, ma anche tutti quei professionisti che svolgono già da tempo tale attività con competenza, preparazione e nel rispetto di tutti gli obblighi fiscali e contributivi. L’amministratore di condominio, però, non deve possedere solo buone conoscenze in campo legislativo, fiscale e contabile, ma deve essere necessariamente dotato di qualità umane quali pazienza, comprensione e diplomazia. La convivenza di realtà familiari spesso molto diverse tra loro, con abitudini ed esigenze di vita a volte inconciliabili, rende la quotidianità un vero e proprio campo di battaglia, dove l’amministratore è chiamato ad intervenire, facendo appello ad un buon senso e ad un vivere civile, spesso completamente ignorati. E’ il caso dei tanti cani “parcheggiati” sui balconi per l’intera giornata lavorativa, che sfogano la loro solitudine abbaiando e ululando; o dell’abitudine, purtroppo molto diffusa, di scrollare tovaglie e tappeti dai terrazzi dei piani superiori, senza alcuna considerazione per coloro che occupano le unità sottostanti. E che dire ancora delle lenzuola stese fino a coprire le finestre dei piani inferiori, del ticchettio continuo dei tacchi o della musica ad alto volume anche negli orari di riposo? E così l’amministratore, dopo aver raccolto gli sfoghi più disparati, spesso conditi da piccanti appellativi e conclusi con la sempre più ricorrente minaccia di ricorso alle vie giudiziali, cerca prima di tutto di calmare gli animi e di imboccare la via della mediazione e della conciliazione, che insieme al rispetto e all’educazione, rimangono ancora le prerogative di una sana e civile convivenza.